venerdì 31 agosto 2012

Abbazia di Pomposa



L'origine dell'Abbazia risale ai secoli VI-VII, quando sorse un insediamento benedettino su quella che era l'Insula Pomposia, un'isola boscosa circondata da due rami del fiume e protetta dal mare.

Dopo il Mille cominciò la stagione di maggior splendore e divenne centro monastico fiorente votato ad una vita di preghiera e lavoro, la cui fortuna si legò alla figura dell'abate San Guido. Il monastero pomposiano accolse illustri personaggi del tempo, tra i quali è da ricordare Guido d'Arezzo, il monaco inventore della scrittura musicale basata sul sistema delle sette note. Chi ama l'arte antica non deve perdere l'occasione di ammirare nella basilica di Santa Maria uno dei cicli di affreschi più preziosi di tutta la provincia di ispirazione giottesca e il bellissimo pavimento a mosaico con intarsi di preziosi marmi collocati tra il VI e XII secolo.

domenica 26 agosto 2012

Monasteri e abbazie- un po’ di storia 3a

Monasteri e abbazie
Durante il periodo di regno di Carlo Magno (768-814) e negli anni successivi, le abbazie si erano trasformate in immense proprietà fondiarie, lontane dall'ideale monastico dei primi fondatori che ad esse avevano dato vita, nel V-VI secolo, dopo i primi esempi orientali. Non erano mancati esempi di vita ascetica con san Girolamo, con sant'Ambrogio e san Cesario di Arles, ed esempi di straordinario proselitismo a cui si ricollegano in particolare le attività di san Colombano e di sant'Emerano, ma il padre del monachesimo occidentale è considerato san Benedetto da Norcia, che si ritirò nel 500 ad Affile e poi in una grotta (il Sacro Speco) nei pressi di Subiaco. Si trasferì poi a Cassino, dove attorno al 529 costruì, per i numerosi discepoli, una chiesa e una casa che furono consacrate dalla Regola. Tipico fu il mutamento di condizioni dei monaci nelle abbazie erette in terre di frontiera: qui ricevevano in concessione immense distese di terreni coltivabili o da legna a cui erano rivolte le fatiche dei coloni-servi. Ai tempi di Carlo Magno, l'abbazia di Saint-Germain-des-Prés disponeva di 36.000 ettari di terra; d'altra parte, ci si può fare un'idea del patrimonio dell'abbazia di Fulda in Germania dal numero degli aratri che custodiva nei suoi magazzini: 15.000.
Generalmente i terreni di proprietà delle abbazie erano meglio coltivati di quelli di conti e marchesi, e la loro estensione aumentava di continuo per lasciti e donazioni. Ma il vero proprietario restava sempre il re, ed era in suo potere aumentarne o diminuirne il numero dei beneficiari, che potevano essere anche nobili laici. Spesso ai monaci restava soltanto la responsabilità dell'amministrazione: si distinse, allora, fra monastero come comunità di fratelli (o sorelle) e abbazia come patrimonio di cui potevano disporre.

cattedrale settecentesca di San Gallo copia
La facciata della cattedrale settecentesca di San Gallo, che comprende la celebre biblioteca ricca di oltre 100 000 volumi (fra cui incunaboli, manoscritti e miniature carolingie).





abbazia_san gallo e cattedrale copia
 Schema  dell'abbazia  attorno a cui si formò l'attuale città.

1- La basilica

2- Il chiostro, circondato dagli edifici

3- Il refettori

4- Chiostri annessi agli alloggi

5- Il cimitero dei monaci

6- L’orto

7- Recinti per il pollame

8- Le cucine, la panetteria, la fabbrica della birra, i torchi, il granaio

9- Stalle per cavalli e bovini

10- Alloggi per addetti alla fattoria

11- La scuola, il laboratorio di copia e miniatura, la foresteria dell’abate.



Monasteri e abbazie- un po’ di storia 2a

Lo "stratego" rappresenta Costantinopoli
All'inizio del VII secolo l'Italia era rimasta divisa in due parti ben distinte, longobarda l'una, bizantina l'altra: all'imperatore di Costantinopoli obbedivano la fascia adriatica costiera del Veneto (cioè, il ducato delle Venezie), il territorio ravennate-romagnolo (l'Esarcato) e gran parte delle Marche (la Pentapoli marittima che giungeva fino oltre Ancona); sul mar Tirreno erano bizantine la Liguria e parte della costa toscana fino all'inizio della Maremma. Quando cadde l'Esarcato (nel 774 il re franco Carlo Magno si era sostituito con la forza all'ultimo re longobardo Desiderio), l'impero bizantino fu rappresentato in Italia dallo "stratego" di Sicilia, il quale strinse un'alleanza con il duca di Benevento, Arechi, che conservò le istituzioni politiche longobarde nella sua regione (e vi rimasero quasi intatte per ancora tre secoli). Per mezzo della flotta di cui poteva disporre, lo stratego manteneva rapporti molto stretti con Costantinopoli, e riusciva cosi a tenere in efficienza le fortificazioni costiere sul Tirreno fino a Gaeta e lungo la sponda pugliese fino al Gargano, mentre netta si profilava per la Sicilia la minaccia araba. I Bizantini lentamente riconquistarono poi tutta l'Italia meridionale continentale, lasciando notevoli tracce nelle "laure" (monasteri) basiliane, nelle chiese di Rossano e di Stilo (la Cattolica), con codici miniati e affreschi, nelle province di Bari, di Catanzaro e di Reggio Calabria. Ma anche in Sicilia i Bizantini lasciarono la loro impronta: a Noto, a Santa Venerina, a Catania, a Rometta e a Castiglione. Da Termoli allo Stretto di Messina, i Bizantini resistettero fino alla conquista normanna (1042-1059 per la Puglia e la Calabria), mentre la Sardegna fu abbandonata a se stessa in condizioni di caos, da cui si risollevò per iniziative locali.

la cattolica di stilo
La Cattolica di Stilo, in provincia di Reggio Calabria.



Monasteri e abbazie- un po’ di storia 1a

I MONASTERI
I monasteri (da mônachos, solo) e le abbazie sono centri ecclesiastici, sedi di comunità autonome e punti di riferimento nel territorio per la popolazione. Sortì in Oriente nel IV sec. dopo Cristo, si diffusero in Occidente soprattutto grazie all'impegno di Benedetto da Norcia (480-543). Questi fondò una fitta rete di monasteri, organizzati secondo precise regole, riferite sia alla preghiera e alla meditazione, sia al lavoro manuale: ora et labora.
Fu però in età romanica e gotica che i monasteri si diffusero in modo capillare: importante fu la fondazione, nel 910, dell'Abbazia di Cluny, in Borgogna, nella Francia centro-orientale. L'ordine cluniacense, che in pochi decenni si diffuse in modo capillare in larga parte d'Europa, affermò una concezione monastica basata sulla preghiera e sulla liturgia, entro una cornice di grande sfarzo.
A quest'ordine si contrappose quello cistercense, fondato anch'esso in Borgogna, presso Citeaux, nel 1098. Interpretando in chiave ascetica la regola di Benedetto, i Cistercensi propugnarono un tenore di vita semplice ed il ritorno al lavoro manuale; coerentemente, le loro chiese assunsero un alto rigore formale ed uno scarno apparato decorativo.

chiesa abbaziale pomposa_ferrara

Pomposa (Ferrara), Chiesa abbaziale, risalente ai secoli VIII-IX,
con il successivo atrio e il campanile del 1063.
L'abbazia ebbe un ruolo importante nella bonifica del delta del Po.






complesso ricostr monast abbazia Cluny
Ricostruzione dell'Abbazia e del complesso del monastero di Cluny.

1. Terza abbazia (Cluny III)
2. Seconda abbazia (Cluny II)
3. Chiesa Sainte-Marie
4. Cimitero dei frati
5.  Notre-dame-du-Cimetière
6.  Infermeria di Pierre le Vénérable
7. Chiostro dell'infermeria
8. Chiostro
9.  Edifici del priore
10. Chiostro dei professi
11.  Refettorio dei frati
12. Chiostro dei novizi
13.  Noviziato
14. Casa di riposo per anziani dell'abate Hugues
15. Casa di riposo per anziani dell'abate Pierre le Vénérable
16. Torre degli Archivi e del Tesoro
17. Torre della Giustizia
18.  Recinto dell'abate Hugues





 

domenica 12 agosto 2012

Castel del Monte 2a



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Decorazione
La decorazione dell'edificio, in origine assai ricca ma oggi quasi del tutto scomparsa, si segnala per le chiavi di volta dei costoloni, decorate con creature mitologiche e motivi vegetali, caratteristici del realismo della tarda scultura sveva, di ispirazione romaneggiante (come il Busto di Barletta). Architettura e scultura tradiscono influenze dell'edilizia francese e di quella cistercense.
Ricche cornici in porfido decorano le porte.
La struttura è composta principalmente da tre diversi materiali, la cui disposizione non è casuale ma è studiata per l'effetto cromatico che ha nell'osservatore:
la pietra calcarea è sicuramente il materiale preponderante, dal momento che di questo materiale sono composte tutte le strutture architettoniche ed alcuni elementi decorativi. Questo materiale dona alla costruzione una colorazione che va dal bianco al rosato, a seconda del periodo del giorno in cui si osserva l'edificio;
il marmo bianco o con leggeri venature, oggi presente solo in rare decorazioni nelle sale, doveva rappresentare in passato il materiale di cui era costituito tutto l'arredo e le decorazioni dell'edificio;
la breccia corallina, che dona un'importante nota di colore alla struttura. In passato l'effetto della breccia corallina doveva essere più marcato, dal momento che tutti gli ambienti erano rivestiti di lastre di questo materiale.

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Ipotesi sulla funzione dell'edificio
Malgrado sia comunemente definito "castello", l'esatta funzione dell'imponente edificio è tuttora sconosciuta. Privo dal punto di vista architettonico di elementi tipicamente militari e di fossati, posto in una posizione non strategica, in realtà l'edificio non fu probabilmente una fortezza. Alcuni elementi della costruzione, inoltre, fanno decisamente scartare questa ipotesi: ad esempio le scale a chiocciola nelle torri sono disposte secondo un senso antiorario (a differenza di qualunque altra costruzione difensiva dell'epoca), situazione che metteva in svantaggio gli occupanti del castello contro eventuali assalitori perché sarebbero stati costretti ad impugnare l'arma con la sinistra. Le feritoie, inoltre, sono troppo strette anche per ipotizzare un lancio di frecce.
Anche l'ipotesi che fosse una residenza di caccia, attività assai amata dal sovrano, è messa in discussione dalla presenza di fini ornamenti e dall'assenza di stalle e altri ambienti tipici delle residenze di caccia.
A causa dei forti simbolismi di cui è intrisa, è stato ipotizzato che la costruzione potesse essere una sorta di tempio, o forse una sorta di tempio del sapere, in cui dedicarsi indisturbati allo studio delle scienze.
In ogni caso si rivela come un'opera architettonica grandiosa, sintesi di raffinate conoscenze matematiche, geometriche ed astronomiche.
Alcune lievi asimmetrie nella disposizione delle residue decorazioni e delle porte interne, quando non dovute a spoliazioni o alterazioni, hanno suggerito ad alcuni studiosi l'idea che il castello e le sue sale, pur geometricamente perfette, fossero stati progettati per essere fruiti attraverso una sorta di "percorso" obbligato, probabilmente legato a criteri astronomici.

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Per spiegare la totale mancanza di corridoi si è inoltre ipotizzato che al livello del primo piano vi fosse un tempo un ballatoio in legno, oggi scomparso, dal lato prospiciente il cortile interno, che avrebbe consentito l'accesso indipendente alle singole sale.Una recente ipotesi assegnerebbe alla costruzione la funzione di centro benessere, atto alla rigenerazione e alla cura del corpo, su modello dell'hammam arabo. Diversi sono gli elementi della costruzione che porterebbero in tale direzione: i molteplici ed ingegnosi sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, le numerose cisterne per la conservazione, la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia, la particolare conformazione dell’intero complesso, il percorso interno (obbligato) e la forma ottagonale.

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L'utilizzo dell'immagine di Castel del Monte: il 2 maggio 1977, un francobollo da 200 lire ne riportava una veduta prospettica. Lo troviamo anche nell'emissione della serie ordinaria, raffigurato nel valore dal 20 lire, emesso il 22 settembre 1980.
Un ottagono è presente nella bandiera della Regione Puglia.
Nel 1998 la sagoma di Castel del Monte veniva scelta per la moneta metallica da 1 centesimo di euro coniata in Italia.
L'edificio è stato scelto per rappresentare il politecnico di Bari: nello stemma del politecnico è presente la pianta dell'edificio.
Inoltre è parte del logo di Bancapulia.

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Come arrivare
Ubicazione
Comune di Andria
Provincia di Bari
sito web: 
http://www.comune.andria.bt.it
In treno
Trenitalia - numero verde 89.20.21
sito web:
www.trenitalia.com
In auto
Autostrada A14 (Bologna-Taranto)
Autostrada A16 (Bari-Napoli), uscita Andria-Barletta S.S. 170 per 18 km circa.
sito web: www.autostrade.it
In aereo
Aeroporto Bari Palese (km 45)
Tel. 39. 080.5382370-583530 (informazioni)
Tel. 39. 080.5835204 (biglietteria)
sito web:
http://www.seap-puglia.it/index.asp
Ulteriori ulteriori informazioni al sito casteldelmonte.beniculturali - http://casteldelmonte.beniculturali.it/index.php?it/1/home

Immagine mappa


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Castel del Monte 1a


CASTELDELMONTE

Castel del Monte è un edificio del XIII secolo costruito dall'imperatore Federico II in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, vicino Santa Maria del Monte a 18 km dalla città.
È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m.
È stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996.

Storia
La nascita dell'edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordina a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, che vengano predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture.
Incerta è anche l'attribuzione ad un preciso architetto: alcuni riconducono l'opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che ad ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare fu costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna.  Probabilmente alla morte di Federico II (avvenuta nel 1250) l'edificio non era ancora terminato.
Fu raramente adibito a feste; fra queste nel 1246 si ricordano le nozze di Violante, figlia naturale di Federico e Bianca Lancia con il conte di Caserta Riccardo Sanseverino.
A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d'abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo (le cui tracce restano visibili solo dietro i capitelli) e divenne oltre che carcere anche un ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Nel 1876 il castello venne infine acquistato (per la somma di 25.000£) dallo Stato italiano in condizioni di conservazione estremamente precarie, che ne predispose il restauro a partire dal 1879. Nel 1928 Il restauro diretto dall'architetto Quagliati rimuove il materiale di risulta all'esterno del castello e demolisce parte delle strutture pericolanti, ricostruendole in seguito per dare al castello un aspetto "ringiovanito"; questo non ne arrestò il degrado e si dovette procedere con un altro restauro tra il 1975 e il 1981. Nel 1936 fu dichiarato monumento nazionale.
Nel 1996 l'UNESCO lo ha iscritto sulla lista dei Patrimoni dell'umanità per la perfezione delle sue forme e per l'armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica, tipico esempio di architettura militare del medioevo.
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Descrizione
   piantacasteldelmontePianta  
L'edificio ha pianta ottagonale (lato esterno: 10,30 m intervallo tra le torri più diametro di ogni torre: 7,90 m) e ad ogni spigolo si innesta una torretta a sua volta ottagonale (lato 2,70 m), mentre l'ottagono che corrisponde alla corte interna ha lati la cui misura varia tra i 6,89 m e i 7,83 m. Il diametro del cortile interno è di 17,86 m. Il diametro dell'intero castello è di 56 m, mentre il diametro di ogni torre è di 7,90 m. Le torri sono alte 24 m e superano di poco l'altezza delle pareti del cortile interno (20,50 m).

Interno
trombascalaachioccLa tromba di una delle scale a chiocciola
Lo spazio interno è suddiviso in due piani, rialzati rispetto al piazzale antistante di 3 e 9,5 metri rispettivamente. Le stanze, trapezoidali, sono divise da muri che congiungono gli spigoli dell'ottagono interno e gli spigoli di quello esterno, dove si impostano le omologhe torri.
Il problema della copertura delle stanze è risolto scomponendo il trapezio iniziale in un quadrato centrale e due triangoli laterali. Il quadrato centrale viene coperto da una volta a crociera, mentre i due triangoli laterali sono sovrastati da due spicchi di volta a botte per ciascuna stanza. Al centro di ogni volta a crociera, nell'intersezione tra i costoloni, fuoriesce dall'intradosso una chiave di volta estradossata diversa per ogni stanza. I costoloni non hanno una funzione di portanza statica, ma hanno esclusiva funzione decorativa. Le volte a botte sono costruite seguendo l'andamento dei muri esterni relativi a quella parte della costruzione. Per quanto adiacenti, i due tipi di volte utilizzate sono completamente indipendenti: nell'intersezione tra le stesse, infatti, si può notare come l'orditura presenti una discontinuità, provocata da una sfasatura nella composizione delle due coperture contigue.
Il piano di imposta della volta è sottolineato da una cornice, ripresa anche nel capitello sopra le colonne portanti.
La comunicazione tra il piano inferiore e quello superiore è assicurata dalla presenza, non in tutte le otto torri, delle scale a chiocciola. Le scale si sviluppano secondo un senso antiorario e constano di 44 gradini trapezoidali che si dipartono, ognuno in un unico masso lapideo, da una colonna centrale del diametro di circa 22 centimetri.
Il piano superiore, per quanto ricalchi la struttura del piano inferiore, si presenta più raffinato e curato: i costoloni che sorreggono le volte sono più slanciati, ed ogni sala è vivacemente illuminata dalla presenza delle finestre bifore o, in un caso, trifora. La particolarità di queste finestre è la presenza di gradini e di sedili che le fiancheggiano. Lungo le pareti di ogni sala corre un sedile al di sotto della base delle colonne.
Degno di particolare attenzione, all'interno del castello è il marchingegno di manovra dell'antica saracinesca di chiusura del portale principale, visibile con tutti i cavedi necessari, all'interno della muratura portante, per lo scorrimento delle catene che lo sostenevano.
Esterno
ENTRATACASTELDELMONTE
Entrata      
Il portale di ingresso principale si apre sulla parete della struttura ottagonale orientata approssimativamente ad est, vale a dire di fronte al punto in cui sorge il sole in coincidenza degli equinozi di primavera e d'autunno. Ad esso si accede attraverso due rampe di scale simmetriche, disposte a tenaglia ai lati dell'ingresso, ricostruite nel 1928.
A differenza del semplice ingresso secondario dalla parte opposta (orientata a ponente) dell'edificio (costituito da un semplice portale ad arco a sesto acuto), l'ingresso principale è decorato con due colonne scanalate che sorreggono un finto architrave su cui si imposta un frontone di forma cuspidale.
Ogni parete presenta due finestre: una monofora in corrispondenza del primo piano ed una bifora per il secondo piano, non sempre in asse tra loro. Da questa regola si discostano le facciate orientale ed occidentale (quelle in cui sono posti i due portali) che non presentano la monofora, e la facciata settentrionale, che presenta una trifora per il secondo piano. Ulteriori feritoie sono presenti sulle torri, per dare luce alle scale a chiocciola interne.
Dal punto di vista strutturale è importante notare come le mura tra le torri si ergano direttamente dal terreno, mentre le torri presentano uno zoccolo, messo in risalto nella parte superiore da una cornice in stile gotico.
Ad ulteriore prova della perfezione strutturale dell'edificio si può notare come le tangenti ai lati del cortile interno si incontrano precisamente al centro delle torri ottagonali.
Cortile interno
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Vista del cortile interno   
Nel cortile interno la compattezza delle mura è attenuata solo dalla presenza di tre ingressi nella parte inferiore e tre "porte finestre" nella parte superiore. La sensazione all'interno del cortile è che tutto il primo piano funga da zoccolo per il piano superiore, alleggerito dalla presenza di archi ciechi.
Si pensa che al centro di questo cortile in precedenza ci fosse una vasca anch'essa ottagonale, costituita da un unico blocco di marmo  che secondo la leggenda doveva rappresentare il Sacro Graal rimasto per un periodo all'interno di questo castello.
Sotto la vasca, al centro del cortile, al di sotto del piano di calpestìo è presente una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane, aspetto tenuto in gran conto in questo edificio tanto che erano presenti altre cinque cisterne di raccolta all'interno delle torri. Tuttavia attualmente quella al di sotto del cortile interno è l'unica funzionante.
Le alte pareti da cui è formato il cortile interno danno l'idea di trovarsi all'interno di un pozzo che, nella simbologia medioevale rappresentava la conoscenza.
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La Rocca e il Forte di Orino (VA)



Considerando le caratteristiche strutturali dell'edificio ed i pochi dati archivistici e storici disponibili, si ritiene ora generalmente che il  castello sia stato edificato attorno al XII secolo, quando la Valcuvia faceva parte del Seprio: il colmo della collina, costituita da rocce calcaree in strati, venne spianato sul lato Nord-Est e il materiale ricavato impiegato nella costruzione; la parte occidentale, più alta, fu utilizzata per erigervi il mastio. La costruzione sembrerebbe collegabile alle lotte che in quel XII secolo impegnarono i Comaschi e i Milanesi, interessando anche la zona della Tresa e i suoi castelli. In quel contesto appariva essenziale la realizzazione di un forte in Valcuvia in grado di evitare che truppe, superato il fiume Tresa, potessero, per la Valcuvia, portarsi su Besozzo e la pianura o su Varese. Tutto questo non esclude che sul luogo non sorgesse, in tempi ben più remoti, qualche antecedente fortezza, magari di epoca pre-romana, o, abbastanza verosimilmente, una delle tante torri di avvistamento di epoca tardo-romana od alto medievale sparse nel nostro territorio

 Un antico castello, sito in mezzo ai boschi a nord-est del paese di Orino. La rocca servì a diverse popolazioni, sempre a scopi militari; venne smantellata ed abbandonata per oltre tre secoli, fino al 1912 quando fu restaurata e parzialmente ricostruita. La Rocca è un complesso di imponenti e suggestivi resti di un’antica fortificazione, che sorge isolato tra i boschi a quota 525 metri su un rilievo appena a nord di Orino, nel Parco del Campo dei Fiori, in posizione dominante sia gran parte della Valcuvia, sia il territorio verso il lago Maggiore e Laveno.Attorno ad essa vi era un ampio recinto fortificato probabilmente destinato al temporaneo ricovero di truppe e di colonne di passaggio o all’alloggiamento di presidii armati durante contingenze belliche. La posizione di questo castello, oltre che adattissima per controllare le invasioni provenienti da nord, risultava anche felice dal punto di vista difensivo, occupando la cima di un colle non imprendibile, ma certo non facile da espugnare. Scaglionate lungo il percorso da Angera a Ponte Tresa, si sono individuate per il Medioevo diverse testimonianze di fortificazioni a controllo della strada (Brenta, Cuvio, Cuveglio). Tuttavia la Rocca di Orino rappresenta oggi la fortificazione della valle che meglio delle altre ha resistito alle ingiurie dei tempi.




Localmente denominata “castel d’arian”, è da sempre legata alla storia lombarda. Sebbene l’attuale costruzione non dati prima del sec. XV, è ipotizzabile una presenza fortificata sul territorio anteriore a questa data, anche se attualmente mancano adeguati supporti documentari. La costruzione è costituita da un vasto quadrilatero cinto da un muraglione e difeso da torri; all’interno dell’ampio ricetto si trovano la cisterna e, all’angolo nord – ovest, la Rocchetta, probabilmente ricavata dal riattamento quattrocentesco della precedente fortificazione, oggi ormai in rovina, con una torre a sud – ovest. La merlatura sopra il muro di cinta all’ingresso principale, fa parte dei riadattamenti all’inizio del secolo, così come la rettangolare torre all’angolo nord-est e la torretta rompitratta a nord, pur mantenendo nel complesso inalterate le forme originarie.

Nel 1728 venne venduta dai Cotta alla famiglia Borromeo, per poi passare ad altri proprietari nel corso dell’Ottocento, fino al 1912, quando il notaio Massimo Sangalli la acquistò e la restaurò.



Di proprietà privata, la Rocca di Orino viene oggi aperta al pubblico in occasione di manifestazioni locali.


MAGGIORI INFO BEN STRUTTURATE NEL SITO DEGLI STUDENTI DI 
GAVIRATE-ISTITUTOSUP







Il Forte di Orino




 Il “Forte di Orino” si trova ad un’altezza di 1.139 metri; un piazzale fortificato destinato ad essere usato come postazione d’artiglieria. Venne realizzato durante la Prima Guerra Mondiale per volontà del Generale Cadorna e fece parte della cosiddetta “Linea Cadorna“, un massiccio sistema difensivo costituito da trincee, gallerie, cannoniere, depositi e bunker. Questa opera di fortificazione aveva lo scopo di contrastare eventuali tentativi di invasione del nord Italia da parte degli eserciti austro-tedeschi.


Escursioni tramite sentieri segnati :


Osservatorio Schiapparelli

Il Forte di Orino è comodamente raggiungibile, lasciando la propria autovettura nel parcheggio sotto l'osservatorio Schiapparelli, ubicato sul Campo dei Fiori, percorrendo a piedi o in mountain bike un percorso lungo circa 5 Km, che parte dalla balconata di fronte all'ingresso dell'osservatorio.
Attraverso un percorso-vita facile e alla portata di tutti, immerso nelle pinete del Campo dei Fiori.

Pineta

 Seguendo la segnaletica, che propone esercizi ginnici durante la passeggiata, dopo un tragitto a piedi di circa un’oretta e mezza, si giunge all’ampio pianoro dove si trova il Forte. 
 Oppure per chi cerca un percorso più impegnativo, è raggiungibile,sempre a piedi o in mountain bike, dall'abitato di Orino, (sentiero n.2 “Da Orino al Forte di Orino“).
 Vi sono anche altri percorsi seguendo questi sentieri :
sentieri n.1 “Dalla Prima Cappella al Forte di Orino”
 n.11 e 12 “Da Comerio al Forte di Orino” e
n. 13 “Da Gavirate al Forte di Orino”. Da qui si può godere di un panorama meraviglioso che spazia dal Brinzio verso il Lago di Varese e il Lago di Comabbio, per poi passare al Lago Maggiore con lo sfondo del Monte Rosa e delle Alpi.




Accanto al Forte è presente anche un piccolo rifugio del CAI.



Come raggiungere Orino:
Autostrada A8 Milano-laghi in direzione Varese. Uscita Buguggiate (Gavirate-Laveno-Luino), seguire la strada in direzione Gavirate; passato Gavirate, alla rotonda girare a destra in via Milano, ancora in direzione Gavirate o Cocquio Centro; girare alla prima strada a sinistra (indicazione Orino) e seguire la strada in direzione Caldana e quindi Orino.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Per informazioni : Comune di Orino (VA) Tel. 0332.630517 - Fax. 0332.630508









sabato 11 agosto 2012

Castelli-storia e schemi 2a


Il castello normanno
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Nel corso dell'XI secolo assunse particolare importanza in Europa la presenza politica e culturale dei Normanni. Essi conquistarono l'Inghilterra a partire dal 1066, e l'Italia e la Sicilia dal 1071.
Notevole fu la loro influenza artistica nell'Italia meridionale in età romanica, testimoniata dal fiorente sviluppo, in Sicilia, dell'arte arabo-normanna.
La politica territoriale era basata sulla presenza dei baroni feudali, che operavano uno stretto controllo a livello locale; questo determinò l'attuazione di un vasto programma di realizzazione di castelli, che fungevano da basi militari o di gestione delle politiche locali da parte dei regnanti. Nella sola Inghilterra furono realizzati, nel corso dei secoli XI e XII, ben 50 castelli baronali ed altrettanti di proprietà dello stesso Guglielmo I.
II castello normanno si definì con una tipologia ben precisa: esso constava di una torre quadrata, detta maschio o mastio, affacciata su una corte, entrambi cinti da un perimetro murario. Eretto spesso su uno spalto svasato, il mastio era composto da più piani, dove venivano dislocati i posti di guardia, un piano abitabile, talvolta le celle per i prigionieri. L'entrata era posta in alto nella parete, per renderla inaccessibile ai colpi dell'ariete.
Talvolta era presente una torre separata più avanzata, il barbacane, o alcune torrette sulle mura. Caratteristici di questa tipologia sono ancor oggi i Castelli di Adrano, Paternò e Acicastello, nella Sicilia Orientale.
Nella fase di conquista i castelli normanni venivano realizzati in legno, ed in origine la corte era protetta da un fossato e da una palizzata, o da una torre in legno. Nella fase di stabilizzazione territoriale dei Normanni, la palizzata venne sostituita da mura, e dove prima c'era la torre venne eretto il mastio.

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Il castello concentrico
Lo sviluppo tipologico dei castelli fu determinato, a partire dal XII secolo, dai cambiamenti apportati dai Crociati che, come avevano visto nel Vicino Oriente, introdussero l'uso di più mura difensive, intervallate da torri. Questa innovazione ebbe molto seguito in Europa. Analizziamo il tipo di castello concentrico attraverso l'esempio di Fenis, in Valle d'Aosta, costruito nel 1340 su un precedente edificio del 1242.

schemacastellidifese
 



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Castelli-storia e schemi 1a


Castel del Monte,
1240-1250,
altezza 25 m,
diametro 56 m.
Andria (Bari).
CASTELDELMONTE
Il castello era uno
dei tanti fortilizi che
Federico II fece costruire
nell'Italia meridionale.
Nato come castello
di caccia e per la difesa,
in realtà esso possedeva tutti gli elementi per fungere da residenza imperiale. Le sue proporzioni sono calcolate con precisione
minuziosa, secondo i più moderni principi matematici ed astronomici del tempo.

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Il castello
Durante i primi secoli del Medioevo, le invasioni barbariche avevano causato lo spopolamento delle città. Nel volgere di poco tempo, si determinò un cambiamento sostanziale nella mappa dei luoghi abitati: le popolazioni, in cerca di luoghi sicuri, si erano riaggregate in borghi formatisi attorno a monasteri, abbazie e castelli, residenze fortificate del signore del borgo. I castelli erano strutture autosufficienti, che garantivano protezione e sicurezza in cambio dell'asservimento al signore, secondo le rigide regole del sistema feudale: contadini ed artigiani prestavano così la loro opera al feudatario, producendo un'economia basata sull'artigianato e sui prodotti della terra.
La tipologia originaria della costruzione fortificata si andò definendo in Europa nel IX secolo, con lo scopo principale di consentire la difesa dei territori da parte di Carlo Magno e dei suoi successori; successivamente i castelli divennero le abitazioni dei signori feudali. Si ergevano prevalentemente in zone collinari o nella campagna; il loro impianto architettonico, imponente e severo, rispondeva, dunque, in primo luogo ad esigenze difensive o strategiche e, nonostante si possano individuare molte varianti tipologiche, alcuni elementi permangono costanti. Un castello era difeso da una solida cinta muraria, con alte torri di avvistamento, e  spesso era circondato da un fossato. La cinta, coronata da un camminamento per la ronda dei soldati, aveva un aspetto imponente; spesso composta da masse squadrate e geometriche, era assolutamente povera di aperture e bordata di merli.    



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lunedì 6 agosto 2012

La Cattedrale di Chartres-Francia


Le possenti forme
della cattedrale
di Chartres, tra le
massime espressioni

dell’architettura gotica.

chartres cattedrale


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Le guglie protese verso il cielo, i profondi portali strombati sui quali si allineano, rigide e slanciate, le statue-colonne dei personaggi biblici, da sempre colpiscono chiunque giunga avanti alla cattedrale di Chartres. Nei primi secoli dopo il Mille, l'imponente edificio era tutt'uno con lo spirito che animava Chartres, città dalle infinite risorse, luogo di devozione e di pellegrinaggio tra i più famosi del Medioevo. Eretta in poco tempo su una preesistente struttura dell'XI secolo e consacrata nel 1260 da Luigi IX, il futuro San Luigi, la cattedrale di Chartres è un edificio di rara bellezza, nel quale le mura massicce delle chiese romaniche fasciano il posto, per la prima volta, all’incredibile leggerezza e alla verticalità di nuove strutture architettoniche. La fuga dei pilastri a fascio e il moltiplicarsi degli archi a sesto acuto danno una dimensione mistica allo spazio, accentuata dalla luce che filtra dalle grandi vetrate colorate.
A Chartres l'architettura gotica prese forma, per poi diffondersi ben presto in tutto l'Occidente medievale.



chartres







A lato: una delle magnifiche vetrate (1220 circa),      affollata di personaggi pubblici.












La figura più importante nella storia di questa diocesi fu il vescovo Fulberto, teologo scolastico riconosciuto in tutta Europa, che cominciò nell'XI secolo la costruzione della cattedrale sull'area precedentemente occupata da un antico santuario pagano.L'edificio costruito da Fulberto fu distrutto nel 1194 a causa di un incendio ed immediatamente si cominciarono i lavori di ricostruzione, che durarono circa 60 anni. L'aggiunta più importante è la torre a nordest, la Clocher Neuf, conclusa nel 1513.L'interno, alto 37 m, si caratterizza per l'armonia e l'eleganza delle proporzioni. La facciata occidentale, chiamata Portale Reale, è particolarmente importante per una serie di sculture della metà del XII secolo; il portale principale contiene un magnifico rilievo di Gesù Cristo glorificato; quella del transetto meridionale (costruito negli anni 1224-1250) si organizza attorno a delle immagini del Nuovo Testamento riguardanti il Giudizio Universale, mentre il portale opposto, situato al lato nord, è dedicato all'Antico Testamento e alla venuta di Cristo ed è famoso per il gruppo scultoreo dedicato alla Creazione.





Questa cattedrale si riconosce facilmente a causa della grande differenza tra le sue due torri:la torre sud è dotata di una base tipicamente gotica e sormontata da una guglia molto semplice;la torre nord, costruita in epoca più tarda e di architettura più complessa.Grande luogo di pellegrinaggi, questa cattedrale e le sue torri dominano la città di Chartres e la piana della Beauce circostante. Esse si vedono da molte decine di chilometri di distanza.Nel 1979 l'UNESCO l'ha dichiarata Patrimonio culturale dell'Umanità.





Note storico-mistico-filosofiche

Le seguenti note sono tratte da:IL LABIRINTO DI CHARTRES di Emanuela Cella Ferrari e Devon Scotthttp://www.specchiomagico.net/labirintochartres.htm

Secondo Platone, il primo labirinto della storia umana sarebbe quello di Atlantide, fatto di cerchi concentrici alternati di terra e di mare, con la parte di terra unita da ponti. In Italia il più noto è quello attribuito a Porsenna, che si troverebbe nei sotterranei della città di Chiusi.Da sempre il labirinto simboleggia un percorso interiore attraverso il quale lo spirito si può evolvere e innalzare ad un livello superiore. Il centro del labirinto, secondo Mircea Eliade, rappresenterebbe la sacralità. Il cammino tortuoso per arrivarci assumerebbe quindi una funzione di protezione del sacro nei confronti dei profani, essendone riservato l’accesso ai soli iniziati: la difesa di un luogo sacro, di un tesoro molto prosaico (fatto di denaro o di beni materiali) o spirituale (immortalità, virtù, elevazione al divino, conoscenza di sé).Il labirinto è stato utilizzato anche come sistema di difesa alle porte delle città fortificate; per esempio, era tracciato sulle piante delle antiche città greche. Voleva simboleggiare la difesa della città o della casa che si considerava al centro del mondo. La difesa era rivolta sia verso gli avversari umani, sia contro le influenze malefiche.Nel Medioevo le più famose rappresentazioni del labirinto si trovano sul pavimento delle cattedrali gotiche, tra cui quella di Chartres.



Interno della cattedrale di Chartres col labirinto

I percorsi del labirinto delle cattedrali, chiamati anche Chemins à Jérusalem, erano sostituti del pellegrinaggio in Terra Santa; bisognava percorrerli in ginocchio, con un rosario al collo, pregando per la salvezza della propria anima.Un canonico della cattedrale di Chartres, Jean Baptiste Souchet, vissuto nel 1600, era convinto che il labirinto non fosse altro che "un gioco senza senso, una perdita di tempo". Invece il labirinto è uno dei simboli più antichi e profondi che si conoscano ed in particolare i labirinti cristiani vogliono significare che la morte non costituisce la fine, ma la porta attraverso la quale l'uomo può giungere alla contemplazione della Gerusalemme Celeste.Il labirinto di Chartres è uno dei meglio conservati ed è il più grande giunto dall'epoca medievale ai nostri giorni.Complessivamente raggiunge il diametro di 12,87m, mentre il suo percorso interno è di 261,5m. Il suo classico disegno circolare ha un'entrata, un percorso ed un punto di arrivo al centro.Proprio al centro c'era una placca di bronzo, rimossa e fusa nel 1702 (così nel testo originale (?))durante le guerre napoleoniche. Secondo ciò che affermano gli esperti, questa placca avrebbe rappresentato Teseo che combatteva contro il Minotauro ed alle spalle dei combattenti Arianna con in mano il famoso gomitolo di filo. La lotta tra Teseo e il Minotauro simboleggia la lotta tra bene e male: una lotta che si compie nella nostra anima, lungo il percorso che costituisce il labirinto della nostra vita. Una lotta che ha avuto inizio con il peccato originale di Adamo ed Eva, riprodotto in una vetrata posta nell'abside meridionale della cattedrale, proprio al di sopra del labirinto.Il centro del labirinto verrà raggiunto da colui che è iniziato, colui che, attraverso le prove, avrà dimostrato di essere degno di accedere alla rivelazione misteriosa.Il labirinto ha anche un significato solare. Nella tradizione cabalistica ha una funzione magica ed è uno dei segreti attribuiti a Salomone; nella Bibbia ne viene descritto uno nel cortile davanti al Tempio di Salomone. Per questo motivo alcuni labirinti presenti nelle cattedrali, fatti da una serie di cerchi concentrici interrotti in alcuni punti, sono chiamati "Nodi (o labirinti) di Salomone". Secondo gli alchimisti il percorso conduce all'interno di se stessi , verso una specie di santuario interiore e nascosto. L'arrivo al centro introduce in una dimora invisibile, che ciascuno può immaginare secondo il proprio intuito. All'interno di questo centro si opera una vera e propria trasformazione dell'io, che si afferma sulla via del ritorno, nel passaggio dalle tenebre alla luce.






Immagine mappa
















Per maggiori informazioni >> sito cathedrale Chartres fr

Le vetrate dei pittori-vetrai

La vetrata
Vetrata di
Saint Eustache, 1210ca.
Cattedrale di Chartres.
Particolare.
vetrate chartres 2

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Cenni storici
La tecnica della vetrata venne introdotta in Europa nel XII secolo, in corrispondenza all'affermarsi dell'arte gotica. Essa rispondeva all'esigenza di ornare l'interno delle chiese attraverso il colore, ma senza rinunciare alla luce; le vetrate sostituirono così, in molti casi, i muri continui, che erano, invece, supporto agli interventi pittorici ad affresco.
La loro presenza è coerente con la struttura stessa della cattedrale gotica, nella quale le pareti sono 'svuotate' per lasciare spazio alla sola ossatura portante. La luce, filtrata attraverso i vetri variamente colorati, mostra il proprio carattere smaterializzante e conferisce agli interni un'atmosfera soprannaturale, quasi irreale. Essa diviene simbolo di presenza divina e la sua irradiazione rappresenta la grazia celeste sul mondo. La tecnica della vetrata ha trovato particolare spazio nell'Europa centro-settentrionale: in Francia, ad esempio con gli splendidi complessi di Chartres (il più grande complesso di vetrate di età medievale), Bourges, della Chiesa abbaziale dì Saint-Denis (l'esempio più antico) e della Saìnte Chappelle a Parigi; in Germania, nel Duomo di Colonia o nella Chiesa di Santa Elisabetta a Marburgo; in Inghilterra, nella Cattedrale di York. In Francia si affermarono moltissime botteghe artigiane, che estesero la loro influenza in tutta Europa. In Italia, la tecnica delle vetrate ha avuto diffusione limitata, per il persistere della tradizione dell'affresco; esiti pregevoli sono nella Basilica di San Francesco ad Assisi (in cui, comunque, vi fu un corposo intervento di artigiani tedeschi e francesi), nel Duomo di Orvieto e nel Duomo di Siena (su disegno di Duccio di Buoninsegna).

vetrate chatres 1
Duccio di Buoninsegna,
Vetrata dell'abside del
Duomo di Siena, 1288.

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La tecnica
A differenza che in Italia, dove il vetraio e il pittore avevano spesso ruoli separati, in Francia queste opere venivano realizzate dai pittori-vetrai.
Il procedimento è piuttosto complesso e può presentare alcune varianti nelle varie fasi; esso ha inizio con il disegno del cartone, cioè del modello a grandezza naturale della vetrata da realizzare. I pezzi di vetro colorato vengono tagliati seguendo i contorni del disegno preparatorio, e disposti in un montaggio provvisorio. Il maestro vetraio procede, quindi, con l'intervento pittorico: sul vetro traccia i contorni delle figure, le pieghe degli abiti, i tratti dei visi, dei motivi geometrici o vegetali, e per far questo utilizza una tinta bruna o nera a base di piombo, la grisaille, che verrà successivamente fissata al vetro tramite cottura nel forno. Con la grisaille l'artista delinea, con un tratto spesso, i contorni, con un tratto più sottile alcuni dettagli e le sfumature. Per fissare definitivamente il colore sul vetro, questo viene gradualmente cotto nel forno ad una temperatura che può raggiungere i 7-800 gradi; quindi i pezzi di vetro vengono lentamente lasciati raffreddare. Il maestro procede infine all'assemblaggio, inserendo le lastre in righelli di piombo, scavati sui due lati e successivamente saldati gli uni agli altri. In questo modo viene composto un pannello di vetro flessibile e resistente.
Dal XIII secolo, la tecnica della vetrata è stata perfezionata al punto da consentire la sostituzione delle grandi finestre e dei rosoni, aperti sulla superficie muraria, con vetrate di grandi dimensioni, occupanti l'intera parete compresa tra le strutture portanti.
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