Monasteri e abbazie
Durante il periodo di regno di Carlo Magno (768-814) e negli anni successivi, le abbazie si erano trasformate in immense proprietà fondiarie, lontane dall'ideale monastico dei primi fondatori che ad esse avevano dato vita, nel V-VI secolo, dopo i primi esempi orientali. Non erano mancati esempi di vita ascetica con san Girolamo, con sant'Ambrogio e san Cesario di Arles, ed esempi di straordinario proselitismo a cui si ricollegano in particolare le attività di san Colombano e di sant'Emerano, ma il padre del monachesimo occidentale è considerato san Benedetto da Norcia, che si ritirò nel 500 ad Affile e poi in una grotta (il Sacro Speco) nei pressi di Subiaco. Si trasferì poi a Cassino, dove attorno al 529 costruì, per i numerosi discepoli, una chiesa e una casa che furono consacrate dalla Regola. Tipico fu il mutamento di condizioni dei monaci nelle abbazie erette in terre di frontiera: qui ricevevano in concessione immense distese di terreni coltivabili o da legna a cui erano rivolte le fatiche dei coloni-servi. Ai tempi di Carlo Magno, l'abbazia di Saint-Germain-des-Prés disponeva di 36.000 ettari di terra; d'altra parte, ci si può fare un'idea del patrimonio dell'abbazia di Fulda in Germania dal numero degli aratri che custodiva nei suoi magazzini: 15.000.
Generalmente i terreni di proprietà delle abbazie erano meglio coltivati di quelli di conti e marchesi, e la loro estensione aumentava di continuo per lasciti e donazioni. Ma il vero proprietario restava sempre il re, ed era in suo potere aumentarne o diminuirne il numero dei beneficiari, che potevano essere anche nobili laici. Spesso ai monaci restava soltanto la responsabilità dell'amministrazione: si distinse, allora, fra monastero come comunità di fratelli (o sorelle) e abbazia come patrimonio di cui potevano disporre.
Durante il periodo di regno di Carlo Magno (768-814) e negli anni successivi, le abbazie si erano trasformate in immense proprietà fondiarie, lontane dall'ideale monastico dei primi fondatori che ad esse avevano dato vita, nel V-VI secolo, dopo i primi esempi orientali. Non erano mancati esempi di vita ascetica con san Girolamo, con sant'Ambrogio e san Cesario di Arles, ed esempi di straordinario proselitismo a cui si ricollegano in particolare le attività di san Colombano e di sant'Emerano, ma il padre del monachesimo occidentale è considerato san Benedetto da Norcia, che si ritirò nel 500 ad Affile e poi in una grotta (il Sacro Speco) nei pressi di Subiaco. Si trasferì poi a Cassino, dove attorno al 529 costruì, per i numerosi discepoli, una chiesa e una casa che furono consacrate dalla Regola. Tipico fu il mutamento di condizioni dei monaci nelle abbazie erette in terre di frontiera: qui ricevevano in concessione immense distese di terreni coltivabili o da legna a cui erano rivolte le fatiche dei coloni-servi. Ai tempi di Carlo Magno, l'abbazia di Saint-Germain-des-Prés disponeva di 36.000 ettari di terra; d'altra parte, ci si può fare un'idea del patrimonio dell'abbazia di Fulda in Germania dal numero degli aratri che custodiva nei suoi magazzini: 15.000.
Generalmente i terreni di proprietà delle abbazie erano meglio coltivati di quelli di conti e marchesi, e la loro estensione aumentava di continuo per lasciti e donazioni. Ma il vero proprietario restava sempre il re, ed era in suo potere aumentarne o diminuirne il numero dei beneficiari, che potevano essere anche nobili laici. Spesso ai monaci restava soltanto la responsabilità dell'amministrazione: si distinse, allora, fra monastero come comunità di fratelli (o sorelle) e abbazia come patrimonio di cui potevano disporre.
La facciata della cattedrale settecentesca di San Gallo, che comprende la celebre biblioteca ricca di oltre 100 000 volumi (fra cui incunaboli, manoscritti e miniature carolingie).
Schema dell'abbazia attorno a cui si formò l'attuale città.
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Annaemy