venerdì 31 agosto 2012

Abbazia di Pomposa



L'origine dell'Abbazia risale ai secoli VI-VII, quando sorse un insediamento benedettino su quella che era l'Insula Pomposia, un'isola boscosa circondata da due rami del fiume e protetta dal mare.

Dopo il Mille cominciò la stagione di maggior splendore e divenne centro monastico fiorente votato ad una vita di preghiera e lavoro, la cui fortuna si legò alla figura dell'abate San Guido. Il monastero pomposiano accolse illustri personaggi del tempo, tra i quali è da ricordare Guido d'Arezzo, il monaco inventore della scrittura musicale basata sul sistema delle sette note. Chi ama l'arte antica non deve perdere l'occasione di ammirare nella basilica di Santa Maria uno dei cicli di affreschi più preziosi di tutta la provincia di ispirazione giottesca e il bellissimo pavimento a mosaico con intarsi di preziosi marmi collocati tra il VI e XII secolo.





La Torre Campanaria dell'Abbazia di Pomposa sarà aperta al pubblico tutti i fine settimana di settembre dalle 10 alle 12.45 e dalle 15.30 alle 18.15.



L' insula Pomposiana era in origine circondata dalle acque (del Po di Goro e di Volano e del mare). Si hanno notizie di un'abbazia benedettina, di dimensioni inferiori a quella attuale, a partire dal IX secolo, ma l'insediamento della prima comunità monastica nell'"Insula Pomposiana" risale al VI-VII secolo, fondato in epoca longobarda dai monaci di San Colombano che vi eressero una cappella.
L'abbazia che noi oggi ammiriamo venne consacrata nel 1026 (quindi edificata prima) dall'abate Guido. Alla basilica il magister Mazulo aggiunse un nartece con tre grandi arcate.
Fino al XIV secolo, l'abbazia godette di proprietà, sia nei terreni circostanti (compresa una salina a Comacchio) sia nel resto d'Italia grazie alle donazioni, poi ebbe un lento declino dovuto a fattori geografici e ambientali quali la malaria e l'impaludamento della zona, causato anche dalla deviazione dell'alveo del Po (rotta di Ficarolo, 1152).
Ebbe una grande importanza per la conservazione e la diffusione della cultura durante il Medioevo grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano. In quest'abbazia, il monaco Guido d'Arezzo inventò le note musicali moderne. Vi soggiornò anche il ravennate Pier Damiani, fra il 1040 e il 1042, chiamato a istruire i monaci.
Nel 1653 papa Innocenzo X soppresse il monastero, che nel 1802 venne acquistato dalla famiglia ravennate Guiccioli. Alla fine dell'XIX secolo la proprietà passò allo Stato italiano.
L'architettura è un'incrocio fra lo stile romanico e quello bizantino e nelle opere d'arte si possono riconoscere elementi sia della scuola ferrarese sia di quella bolognese.




Monumenti:


Santa Maria

Il nucleo più antico della basilica risale al VII-IX secolo; nel XI secolo venne allungata con l'aggiunta di due campate e dell'atrio, e venne aggiunto l'atrio ornato di fregi in cotto, oculi e scodelle maiolicate. L'interno della chiesa è a tre navate, divise da colonne romane e bizantine. Il prezioso pavimento di marmo in opus sectile risale a varie epoche (dal VI al XII sec.); sulle pareti affreschi trecenteschi di scuola bolognese, con storie dell'Antico Testamento, del Nuovo Testamento, dell'Apocalisse e, sulla controfacciata, una rappresentazione del Giudizio Universale. Nell'abside affreschi di Vitale da Bologna, raffiguranti Cristo con angeli e santi, Evangelisti, Dottori e Storie di Sant'Eustachio.



Veduta dell'abside

Sotto, alcuni affreschi.





Mosaico del pavimento di fronte all'abside






Campanile

Altissimo rispetto al resto dell'edificato (48 metri), il campanile è del 1063 in forme lombarde e ricorda quello, di circa 75 metri, dell'Abbazia di San Mercuriale nella non lontana Forlì. Grazie ad una lastra iscritta conosciamo il nome dell'architetto che progettò il campanile e ne diresse i lavori di costruzione: Deusdedit. Procedendo dalla base verso la sommità del campanile le finestre aumentano di numero e diventano più ampie seguendo una tendenza classica di quel periodo, che serviva ad alleggerire il peso della torre e a propagare meglio il suono delle campane.


Monastero

Restano la sala capitolare ed il refettorio, la prima ornata di affreschi degli inizi del Trecento di un diretto scolaro di Giotto; il refettorio che ha sulla parete di fondo il più prezioso ciclo di affreschi dell'abbazia attribuito a un maestro riminese forse il Maestro di Tolentino. Notevole anche il palazzo della Ragione.

Sala capitolare

Affresco di Giotto

San Guido (Giotto)

Refettorio

L'Ultima Cena 


Palazzo della Ragione


Chiostro

Museo Pomposiano

Il Museo Pomposiano si trova in quello che era il dormitorio del monastero, sopra il Capitolo. 
Al suo interno sono esposti pezzi provenienti dai lavori di restauro e di scavo: iscrizioni, marmi, rari stucchi, 
pertinenti ai primitivi arredi liturgici di pregio della chiesa, resti architettonici romanici, sculture bizantine, 
ceramiche rinascimentali, terrecotte, affreschi e sinopie del '300, maioliche e reperti archeologici di vario tipo.
Questi ritrovamenti hanno portato un significativo contributo alla conoscenza delle varie fasi costruttive della Chiesa, 
nata con impianto di tipo basilicale su modello ravennate nei secoli VII-VIII.









Indirizzo
Via Pomposa Centro, 12
Codigoro - Ferrara
Maggiori info al sito: Soprintendenzaravenna.beniculturali.it
       
Orari
dal lunedì alla domenica    8.30 - 19.30
chiusura biglietteria  :       18.45
chiuso nei giorni
1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre

Ingresso
Ingresso a pagamento
- Intero € 5,00 (nei giorni festivi € 3,00 e ingresso gratuito alla chiesa)
- Ridotto € 2,50 (nei giorni festivi € 1.50 e ingresso gratuito alla Chiesa)
- Gratuito per tutti i cittadini, appartenenti all'Unione Europea, di età inferiore a 18 anni e superiore a 65 anni
Sono previste ulteriori agevolazioni per l'ingresso e biglietti cumulativi.
Biglietteria e bookshop tel. e fax 0533 719152 - pomposa.ferrara@novamusa.it
Guida turistica dell'Emilia Romagna : http://www.elisabettagulino.it/musei-e-monumenti/pomposa/pomposa-abbazia-e-museo.html


COME ARRIVARE:
In auto - da Ferrara percorrendo il raccordo autostradale Ferrara-Porto Garibaldi e imboccando la S.S. Romea 309 in direzione Venezia per circa 16 km si giunge all'abbazia.
In treno e bicicletta - da Ferrara treno per Codigoro linea delle Ferrovie Padane, a ca 5 km in bicicletta;
In pullman - Linee atc: 600 Ferrara- Codigoro; 1700 Ravenna - Codigoro; dalla stazione di Codigoro taxibus linea n° 8.


Visualizzazione ingrandita della mappa





Nessun commento:

Posta un commento

Vi ringrazio di essere qui e risponderò con piacere ai vostri commenti ♥
Sarò felice di ricambiare la visita ♥
Annaemy

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...