Abbarbicato su uno strapiombo di parete rocciosa a picco sul lago, l'Eremo di Santa Caterina del Sasso è senza dubbi uno tra gli scenari più suggestivi del Lago Maggiore.
Tra laghi e monti di straordinaria bellezza, la provincia di Varese offre al visitatore angoli di paradiso incontaminato. A picco sul Lago Maggiore, presso Leggiuno, si staglia etereo l'Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro.
La tradizione racconta che Alberto Besozzi, ricco mercante del posto, venne travolto da un violento nubifragio mentre attraversava il Lago con la sua barca. Chiese aiuto a Santa Caterina e si risvegliò su una roccia sporgente sull'acqua. Per ringraziarla, della scampata morte, nel 1200 d.c., le dedicò una cappella, proprio su quello spuntone di roccia che lo aveva accolto durante la tempesta e, in quel luogo mistico, decise di diventare eremita.
Negli anni, la costruzione crebbe di valore ed importanza. Nei pressi della cappella vennero costruite due nuove piccole chiese, San Nicola e Santa Maria Nuova, risalenti al XIV secolo.
L'Eremo venne gestito da diversi Ordini Monastici. Attraversò periodi di grandi prosperità ed altri d' improvvisa decadenza. Oggi, dopo diverse opere di risanamento ed il restauro dei numerosi affreschi, a cura della Provincia di Varese, il monastero, con il suo Priore Padre Roberto Comolli, è gestito da oblate laiche benedettine ed è diventato suggestiva meta turistica e religiosa per pellegrini provenienti da tutto il mondo, che possono visitare, tra l'altro, la farmacia di Santa Ildegarde e l'accogliente sala da the.
La chiesa dell'Eremo si raggiunge percorrendo una scalinata di oltre duecento gradini o via lago, col battello o grazie al nuovo ascensore costruito nella roccia.
La chiesa
Alla Chiesa si accede attraversando un portico formato da quattro archi a tutto sesto, d'impronta rinascimentale. L'edificio attuale ha una struttura davvero singolare, frutto della fusione di tre cappelle, che erano originariamente distinte e che sono sorte in epoche differenti. Numerosi sono i cicli pittorici presenti all'esterno e internamente alla chiesa, che coprono un periodo che va dal XIV° al XIX° secolo. Arte e storia si integrano splendidamente in un quadro naturale tra i più suggestivi, quasi una balconata che si protende verso il golfo borromeo, Stresa e le isole.
Entrando nell'eremo, si incontrano dapprima il Convento meridionale (XIV°-XVII° secolo) con interessanti affreschi nella sala del camino, poi il Conventino (XIII° secolo) decorato, appena sotto le finestre del primo piano, da una lunga affrescatura secentesca ispirata alla Danza Macabra, ed infine la Chiesa, che ingloba al suo interno la cappella di Santa Caterina.
Nella parete del sottoportico è presente un altro importante ciclo di affreschi del Cinquecento, raffiguranti Santa Lucia, Santa Maddalena e Santa Caterina, così come altrettanti santi, tra cui si riconoscono Pietro da Verona e Nicola da Bari. All'interno della Chiesa, si sottolinea la presenza di un Cristo benedicente in mandorla, affiancato dai quattro simboli degli Evangelisti (Giovanni, Matteo, Luca e Marco) e che domina dall'alto l'altare della chiesa, mentre le due vele ai lati sono occupate dai Dottori della Chiesa in trono. Il cielo pittorico sembrerebbe alludere alla divulgazione della parola divina, ed è stato probabilmente eseguito da un artista identificabile con il Maestro di S. Abbondio. Sulle pareti della stessa cappella gli ultimi restauri hanno fatto riemergere i resti di un altro ciclo trecentesco di affreschi, dove spicca lo splendido frammento di una Crocifissione. Nei tre sottarchi sono invece dipinti il Re Davide con la cetra e il cartiglio, sul lato a monte, un angelo che sveglia il profeta Elia, sul lato interno, e Melchisedech sul trono, sul lato verso il lago.
Il presbiterio è, invece, di puro stile barocco (1610-1612) con affreschi di De Advocatis, tra cui spiccano un "Matrimonio mistico" di S. Caterina, e le figure ai lati dell'altare delle beate Giuliana da Busto e Caterina da Pallanza. Un altro rilevante documento figurativo dell'Eremo è rappresentato dalla Deposizione presente nella Sala capitolare. La cromia vivace e l'energia del dipinto (apprezzabile soprattutto nel gruppo degli armigeri, interessanti anche per la puntualità descrittiva delle armature) che porta a forzare le fisionomie, ne fanno un unicum di grande interesse per l'area varesina, da situare probabilmente attorno alla metà del Trecento.
La torre campanaria
Per quanto riguarda la torre campanaria, la sua costruzione risale al Trecento, è alta 15 metri, comprese la cuspide e la croce, ed ha base rettangolare.
In origine la torre era stata costruita come campanile della chiesa di San Nicolao che aveva una sua entrata autonoma, oggi murata. Nel XVI° secolo, quando le chiese sono state conglobate nell'attuale edificio sacro, è stata aperta la porta d'ingresso che oggi permette l'accesso alla chiesa dal portico rinascimentale. Il materiale edilizio con cui è stata costruita la torre è di varia natura, per esempio negli spigoli le pietre sono più lavorate e squadrate.
La cella campanaria ha un'apertura su ciascun lato: si tratta di quattro feritoie sormontate da un'architrave di cui una (quella a nord) è stata murata, mentre le due visibili sono dotate di una colonnina che dà loro l'aspetto di bifore. Interessante è anche il sacello: è il cuore ed il primo nucleo del Santuario, la cui edificazione risale al 1195. Fu costruito su un livello più basso rispetto alle altre parti della chiesa, con le stesse dimensioni del sepolcro di Santa Caterina sul Sinai. Sulla parete esterna sopra la finestra è affrescato il trasporto del corpo di Santa Caterina sul monte Sinai da parte degli angeli; sulla facciata sono affrescate le nozze della Santa, fra S. Ambrogio, S. Gregorio Magno e S. Agostino (XVI sec.). All'interno del sacello si conservano, dal 1535, le reliquie del Beato Alberto Besozzi, e sulla volta sono affrescati una raggiera con lo Spirito Santo, sotto forma di colomba e circondato da angeli. Nel sottarco, un affresco del 1892 raffigura il Beato Alberto in preghiera. Nella sala capitolare è esposta una preziosa documentazione fotografica che illustra l'impegnativo intervento di restauro fatto dalla Provincia, la quale inaugura qui, ogni anno, il suo programma di concerti estivi.
L'Eremo si può raggiungere dal piazzale sovrastante, ricco di ampi parcheggi, scendendo una panoramica scala di 268 gradini o via lago salendone un’ottantina. Si può comodamente raggiungere anche per mezzo dell'ascensore con accesso nei pressi del parcheggio.
Lasciando l’auto nel parcheggio si può percorrere la piacevole scalinata che, dal piazzale sovrastante il promontorio, raggiunge l’ingresso dell’Eremo, oppure con un moderno ascensore, scavato nella roccia, realizzato recentemente dalla Provincia di Varese.
Un eremo accessibile a tutti
Santa Caterina del Sasso aperta al mondo
La fede così come la bellezza dei luoghi in cui si coltiva sono valori ai quali tutti hanno diritto di accedere. Ecco perché l’eremo di Santa Caterina del Sasso, una delle architetture religiose più ricche di storia e sacralità del nostro territorio, non ha barriere di nessun tipo, tanto meno architettoniche.
Rispetto per l’ambiente e per la persona.
Infatti, l’eremo magicamente incastonato nella roccia a strapiombo sul Verbano può essere raggiunto da tutti lungo percorsi sostenibili perché rispettosi dell’ambiente e soprattutto della persona, in particolare dei pellegrini più anziani e dei diversamente abili.
Ascensore nella roccia
Per chi ha difficoltà motorie è disponibile un comodo ascensore dal soprastante piazzale d’ingresso delle Cascine del Quiquio, che in pochi minuti supera un dislivello di ben 51 metri.
La scalinata panoramica
Per tutti gli altri che desiderano accedere all’eremo sempre dal superiore piazzale del Quiquio c’è la possibilità di percorrere la comoda e suggestiva scalinata affacciata su uno dei più bei panorami del lago Maggiore.
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